martedì 7 dicembre 2010

Ciclisti indifesi

Andare in bici aiuta a rendersi conto di quanto sia precario l’equilibrio sulle sole due ruote. Restare ore ed ore in sella ti fa capire come una piccola macchia d’olio sia sufficiente per rovinare al suolo. Macinare centinaia di chilometri ogni giorno è il modo migliore per rendersi conto della pericolosità le nostre strade. Ma la bicicletta non è solo questo è molto altro: è pedalare, sudare, sentirsi le gambe esplodere, alzarsi sui pedali, stringere il manubrio fino a non sentire più le punta delle dita, misurarsi su ogni chilometro e bere dalla borraccia sotto il sol leone di luglio. Questo vuol dire andare in bici.

I due aspetti dell’andare bicicletta, da una parte la passione e dall’altra la consapevolezza del rischio, rendono questo sport bello e dannato. Noi ciclisti usciamo sempre con la copia di un documento nella tasca della maglia, con la speranza che quel documento resti sempre nel taschino. A volte però capita che, per colpa di altri, quella che doveva essere una sgambata si trasformi in tragedia, come accaduto nei giorni scorsi a Lamezia Terme. Una città ancora più sgomenta e intrisa di dolore per i sette ciclisti falciati domenica mattina dalla Mercedes guidata da Chafik El Ketani, 21anni, che ieri ha lasciato l’ospedale per essere trasferito in carcere, rischiando l’accusa di omicidio volontario. A sostenere questa accusa ci  anno provato molti magistrati italiani impegnati a valutare il comportamento di chi, alla guida, anche se non intenzionalmente, provoca morte. L’impostazione, però, non ha mai retto oltre il primo grado di giudizio.

Se si vogliono evitare queste disgrazie occorre progettare e prevedere numerose piste ciclabili, dove bambini ed adulti possano vivere in piena sicurezza la passione per le due ruote. Vi ricordo che tra poco più di un mese inizierà la nuova stagione ciclistica, con centinaia di cicloamatori impegnati a ritrovare la gamba dopo la pausa invernale; se doveste incontrare un plotoncino di biciclette, prima di sorpassare avvisate con un colpo di clacson. 

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