mercoledì 5 gennaio 2011

Referendum Fiat

Indire un referendum al grido lanciato da Marchionne «Se al referendum vince il no con il 51%, la Fiat non fa l'investimento a Mirafiori» non è certo un buon inizio. Così come non sono state utili le precedenti dichiarazioni, dello stesso Marchionne, secondo cui «Senza l’Italia, la Fiat volerebbe». Anche se Marchionne non è stato tra i responsabili dei decenni neri della FIAT e anche se la risalita dell’auto italiana la si deve in buona parte a lui, credo che le sue affermazioni siano un pochettino prive di buon senso. Senza i contributi statali, le casse integrazioni, senza lo Stato insomma e senza il lavoro degli italiani, la Fiat oggi non sarebbe quella che è.

Le parole di Marchionne e dei vertici Fiat suonano di una intollerabile prepotenza, ponendo i lavoratori già duramente colpiti dalla crisi e dalla cassa integrazione, con salari tra i più bassi d’Europa, nella condizione di dover scegliere tra la messa a rischio del proprio posto e la rinuncia a una parte significativa dei propri diritti. Mi domando se questo sia ancora un paese civile e democratico…

Infine, occorre sottolineare un altro passo indietro che rischia di gettare nel dimenticatoio l'accordo del 1993, andando a sostituire le Rsu con le Rs (che coinvolgono solo i firmatari di un contratto) e cancellando in questo modo 20 anni di relazioni tra imprenditori e sindacati. Un modello contrattuale che mi auguro non faccia prese nelle numerosissime piccole e medie imprese italiane.

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